Sono stato venerdì 17 all’inaugurazione del festival della
Fotografia Etica di Lodi, ho
visitato alcune delle mostre in programma.
- When
the others go away (emergency, Spazio ONG) racconto fotografico di un giovane medico italiano che parte
per l’Afghanistan, del fotografo Simone Cerio, la mostra è allestita nello
spazio del Convivio Artistico De Lemene. Il racconto fotografico è ben
strutturato, immagini toccanti e narrazione agile.
- South
Africa’s Post-Apartheid Youth di Krisanne Johnson (Spazio Approfondimento)
allestimento suggestivo presso il chiostro del palazzo della Provincia;
l’argomento: la gioventù del nuovo Sud Africa, la nazione arcobaleno, è molto
interessante, le fotografie hanno un buon impatto però necessitano della
lettura delle didascalie per cogliere meglio il significato dei singoli scatti.
- Taken
di Meeri Koutaniemi, (Spazio Tematico La violenza sulle donne nel mondo) la
mostra allestita presso l’Ex chiesa di San Cristoforo è di fortissimo impatto,
riguarda le mutilazioni genitali femminili in Kenya. Gli scatti in bianco e
nero molto contrastato sono straordinari, drammatici e delicati, le serie è
eccezionale.
- In/Visibile
di Ann-Christine Woehrl (Spazio Tematico La violenza sulle donne nel mondo)
un’altra mostra allestita presso l’Ex chiesa di San Cristoforo, un altro tema
drammatico: le donne sfigurate dall’acido. Si tratta di diverse “interviste
fotografiche” a donne vittime di attacchi con l’acido o incidenti domestici, le
fotografie raccontano le ripresa e la vita che va avanti nonostante le
cicatrici fisiche e morali. Le fotografie raccontano la particolare normalità
della vita, dopo.
- Beautiful
Child di Laerke Posselt (Spazio Tematico La violenza sulle donne nel mondo)
sempre presso l’Ex chiesa di San Cristoforo. Una particolarissima forma di
violenza sulle donne, in questo caso bambine, costrette a partecipare a
concorsi di bellezza negli USA, le fotografie di trucco, parrucco e prove di
vestiti hanno il sapore di ricordi scattati dai genitori alle recite dei figli,
se non fosse per l’assurdità di alcuni particolari, tipo la bambina di due anni
che cerca di togliersi le ciglia finte o la madre che porta ad un concorso la
figlia di 8 settimane.
- Jeddah
Diary di Olivia Arthur (Spazio Tematico La violenza sulle donne nel mondo)
ancora presso l’Ex chiesa di San Cristoforo, le donne di Jeddah in Arabia
Saudita, fotografate nella loro quotidianità, che cozza con le rigide regole
religiose a cui devono sottostare.
Soprattutto stupisce la differenza di comportamento tra le occasioni
pubbliche e quelle private. Anche in questo caso le narrazione di momenti
quotidiani ben si adatta anche ad una situazione diversa e insolita per
chiunque non viva o abbia vissuto in Arabia Saudita.
- I
Just Want to Dunk di Jan Grarup (Spazio Tematico La violenza sulle donne nel
mondo) l’ultima mostra in senso orario presso l’Ex chiesa di San Cristoforo,
l’argomento è la nazionale Somala di Basket Femminile, l’argomento in teoria
non dovrebbe aver nulla a che fare con la violenza sulle donne, in realtà cioè
che è normale in tanti paesi del mondo a Mogadishu diventa offesa all’Islam. La
sequenza fotografica racconta gli allenamenti della squadra, le partite e la
vita attorno al basket con lo sfondo degli stadi diroccati e delle guardie
armate che proteggono le ragazze dall’ira degli integralisti islamici.
- Guatemala
– Genocidio Ixil di Daniele Volpe (Lo Sguardo dei Fotografi Italiani sul Mondo)
presso la sede del Gruppo Fotografico Progetto Immagine, il genocidio della
gente Ixil da parte del ex dittatore Guatelmateco Rios Mott, le fotografie del
processo al dittatore, comunque troppo tronfio, le ricerche dei resti delle
vittime, il lavoro degli antropologi forensi che cercano di dare un nome ai
poveri resti. La drammaticità degli argomenti è sottolineata dalla luce e dai
colori intensi delle fotografie del reportage del fotografo italiano.
- Uncle
Charlie di Marc Asnin, (Spazio Approfondimento) presso l’Ex Chiesa dell’Angelo.
La straordinaria location accoglie 30 anni della vita dello zio Charlie seguito
da Marc Asnin che resta l’unica costante della vita dell’uomo. Le fotografie
raccontano la vita di Charlie, la sua malattia, il suo lento declino, i
rapporti con la sua famiglia, la malattia del figlio. Le immagini sono straordinarie,
commoventi, assolute, in un bianco e nero che colpisce.
La rassegna Fotografia Etica vale il viaggio a Lodi, i
fotografi che hanno esposto sono da seguire, i miei favoriti Meeri Koutaniemi e
Marc Asnin in un gruppo eccezionale.
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